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Introduzione
• in Italia lavora regolarmente solo un cittadino su due tra 15 e 65 anni. Il tasso di
occupazione non supera infatti la soglia del 55,4 per cento ed è il più basso d’Europa.
Ciò significa che solo un cittadino su due paga il sistema previdenziale. La media
europea è del 63,9 per cento, e nei Paesi più evoluti si raggiungono percentuali
superiori al 70 per cento. Ancor più grave è la situazione se parliamo di donne, adulti
over 45 e giovani. Per queste categorie il tasso di disoccupazione è inchiodato su cifre
notevolmente superiori rispetto a quelle che si registrano negli altri Paesi europei, in
Giappone e negli Stati Uniti; in Italia il tasso di disoccupazione è attorno al 9 per cento, con punte superiori al 18 in alcune aree del Mezzogiorno;
• il nostro mercato del lavoro registra il più alto differenziale territoriale in termini di
occupazione. All’Italia senza lavoratori del Nord-Est si contrappone l’Italia senza lavoro del nostro Mezzogiorno. Nei mesi più recenti la disoccupazione è scesa al Sud sotto la soglia del 20 per cento, ma l’inefficienza del sistema dei servizi pubblici all’impiego (nelle regioni meridionali si concentra il maggior numero dei suoi “utenti”) ne aggrava le caratteristiche strutturali e permanenti nel tempo;
• la partecipazione alle attività educative o formative dei giovani è di oltre 6 punti inferiore alla media europea, mentre i tassi di disoccupazione giovanile e di disoccupazione cosiddetta di lungo periodo (più di dodici mesi senza lavoro o formazione) sono tra i più alti d’Europa;
• contratti di lavoro di buona qualità, che negli altri Paesi hanno mostrato di poter fornire occasioni di lavoro, non precarie ma adattabili, a persone altrimenti escluse dal mercato del lavoro regolare vengono fortemente limitati da leggi farraginose e obsolete. Ancora una volta i dati parlano chiaro. Il lavoro a tempo parziale, per fare un solo esempio, non supera il 9 per cento, mentre la media europea è del 18 per cento. Paesi come Olanda e Regno Unito registrano tassi di molti superiori, rispettivamente del 42 e del 25 per
cento.
• il lavoro nero e irregolare assume dimensioni due o tre volte superiori rispetto alla
media degli altri Paesi europei. Stime recenti ci dicono che il fenomeno del lavoro
irregolare riguarda oltre cinque milioni di posizioni lavorative. al gruppo di lavoratori protetti da forti tutele (gli occupati nelle amministrazioni pubbliche e nelle imprese di grandi e medie dimensioni) si accompagnano dunque gruppi con tutele moderate (i lavoratori atipici e i lavoratori occupati nelle piccole imprese) e gruppi senza tutela alcuna (i lavoratori in nero).
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